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Collaboratori familiari in farmacia: obblighi contributivi, INAIL e sicurezza sul Lavoro

La collaborazione di familiari non farmacisti nella gestione della farmacia è comune, ma comporta specifici obblighi normativi. Dal contributo INPS alla denuncia all’INAIL, fino agli adempimenti in tema di sicurezza sul lavoro, è cruciale comprendere quando scatta l’obbligo di contribuzione e quali sono le responsabilità del titolare. In questo articolo, esploriamo gli obblighi e le prassi giuridiche riguardanti i collaboratori familiari in farmacia.

Collaboratori familiari in farmacia: obblighi e tutele

Collaboratori familiari in farmacia: quando nasce l’obbligo contributivo

Nel contesto della gestione di una farmacia a conduzione familiare, è frequente l’apporto di familiari non farmacisti (coniugi, figli, parenti stretti). Tuttavia, tale supporto può generare obblighi contributivi.

Ai sensi della legge n. 613/1966, integrata dalla l. 662/1996, l’obbligo di versamento dei contributi per invalidità, vecchiaia e superstiti sorge automaticamente (ex lege) quando il familiare coadiutore presta un’attività abituale e prevalente. Non è richiesta la presenza quotidiana, ma un apporto stabile e significativo rispetto ad altre attività.

In caso di familiare con contratto full time presso altro datore, la collaborazione si presume occasionale e non soggetta a contribuzione (Circolare Ministero del Lavoro n. 14184/2013).

Farmacia e collaboratori non farmacisti: cosa dice la giurisprudenza

Sebbene le farmacie siano escluse dal campo oggettivo della l. 613/1966, la giurisprudenza (Cass. n. 23584/2019, 16520/2015, 11466/2010) ha riconosciuto che i familiari non farmacisti del titolare, se impegnati in attività compatibili (es. gestione magazzino, accoglienza clienti, contabilità), sono soggetti a obbligo contributivo qualora l’attività sia stabile, abituale e rilevante sul piano economico-organizzativo.

Impresa familiare e collaborazioni in farmacia

Nel caso di impresa familiare costituita ai sensi dell’art. 230-bis c.c., è sufficiente che la prestazione sia continua, anche se non prevalente, per il riconoscimento civilistico del rapporto.

Ai fini fiscali, tuttavia, l’applicazione del regime agevolato previsto dal TUIR (d.P.R. 917/1986) richiede che la prestazione sia prevalente rispetto ad altre occupazioni (Cass. n. 40934/2021).

Obbligo di denuncia all’INAIL per collaboratori in farmacia

Il titolare della farmacia è obbligato a presentare la denuncia preventiva all’INAIL almeno un giorno prima dell’inizio della collaborazione familiare, indicando – ove previsto – la retribuzione di riferimento.

Non è previsto l’obbligo INAIL se:

  • la collaborazione è saltuaria, occasionale ed eccezionale;
  • è svolta gratuitamente e per motivi di affetto;
  • non comporta rischi professionali.

Se invece l’attività è non occasionale o comporta rischi specifici (es. movimentazione carichi, esposizione a sostanze chimiche), l’assicurazione è obbligatoria.

Il Ministero del Lavoro ha inoltre chiarito che un apporto di una o due volte al mese, per non più di 10 giornate all’anno, è generalmente esente da obbligo INAIL. Oltre tali soglie, l’assicurazione diviene obbligatoria.

Collaborazione di minori in farmacia

La collaborazione dei figli minorenni (15-18 anni) nella farmacia è ammessa solo se l’attività è non pericolosa o nociva. La legge n. 977/1967 consente il coinvolgimento in lavori brevi e non dannosi, a condizione che l’impegno sia effettivamente marginale e non comprometta la salute del minore.

Sicurezza sul lavoro e farmacia: obblighi per i familiari

In base all’art. 21 del D.lgs. 81/2008, i familiari collaboratori stabilmente inseriti nell’attività della farmacia devono:

  • utilizzare attrezzature conformi alla normativa;
  • indossare i dispositivi di protezione individuale (DPI) ove previsti;
  • esibire un tesserino identificativo in ambienti oggetto di appalti.

I familiari hanno inoltre la facoltà, a proprie spese, di accedere a formazione sulla sicurezza e a sorveglianza sanitaria, anche se non obbligatorie.

Conclusioni

La collaborazione familiare in farmacia può rivelarsi una risorsa preziosa, ma richiede un’attenta valutazione giuridica e contributiva. È essenziale distinguere tra apporto occasionale e abituale per evitare sanzioni previdenziali, omissioni assicurative e inadempimenti in materia di sicurezza.

In presenza di situazioni dubbie, è fortemente consigliabile il parere di un legale esperto nel diritto farmaceutico e del lavoro, in grado di fornire un corretto inquadramento normativo e operativo.

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